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Il navigato premier greco George Papandreou si muove con destrezza nell'Europa delle divisioni. Nonostante le proteste di piazza, annuncia un piano di austerità che prevede misure aggiuntive pari al 2% del Pil, di cui 2,4 miliardi di euro di inasprimenti fiscali. Nel pacchetto è previsto un rincaro dell'Iva, il congelamento delle pensioni per il 2010, l'inasprimento delle tasse per i redditi più alti ma anche il taglio delle indennità salariale per i dipendenti pubblici. Poi il figlio d'arte del socialismo greco parte per un giro delle capitali, visita la Merkel e Bruxelles ma poi vola il 9 marzo a Washington e fa filtrare di essere più propenso ad accettare le condizioni dell'Fmi di quelle più rigorose imposte delle banche tedesche.
Si arriva così allo showdown finale. Con Nicolas Sarkozy che spinge per una soluzione europea e manda il ministro dell'economia, Christine Lagarde, a pungolare la Germania, chiedendo a Berlino di stimolare la domanda interna e di ridurre un surplus commerciale che destabilizza l'Europa. La Merkel resiste ancora, anche perchè fare il volto arcigno paga nei sondaggi sulle elezioni regionali in arrivo in NordReno-Vestfalia. Prende quota così negli ultimi giorni l'ipotesi di un doppio binario, con risorse del Fmi ma anche interventi volontari bilaterali europei, la soluzione da sempre preferita anche dal ministro dell'Economia italiano Giulio Tremonti. Alla fine Merkel e Sarkozy, come ai tempi di un'Europa più rampante e meno divisa, pongono ieri il sigillo franco-tedesco in apertura di un summit dall'esito ormai scontato.
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